Michele Lupi racconta l’evoluzione di Fay, a partire dal progetto Fay Archive in collaborazione con Alessandro Squarzi

Men&rsquo;s collection visionary di Tod&rsquo;s, Michele Lupi ha riscoperto gli archivi di&nbsp;<a href="https://www.lofficielitalia.com/moda/fay-arthur-arbesser-intervista">Fay&nbsp;</a>assieme all&rsquo;imprenditore Alessandro Squarzi, in veste di conoscitore ed estimatore del workwear made in Usa. E&nbsp;Fay&nbsp;Archive parte proprio dall&rsquo;heritage del marchio, nato in America, nel Maine e acquistato dalla famiglia Della Valle negli anni Ottanta. Inizialmente pensato come una capsule per gli amanti del vintage, il progetto &egrave; diventato parte integrante di&nbsp;Fay, in parallelo con il lavoro che Arthur Arbesser sta svolgendo da diverse stagioni, come stilista della linea menswear e womenswear.

Il progetto&nbsp;Fay&nbsp;Archive come nasce? E perch&eacute;? 
​​​​​​​Michele Lupi: Volevamo recuperare le origini del marchio. In momenti di crisi, come quelli che stiamo vivendo, si va alla ricerca di realt&agrave; con una storia, con un dna forte e una qualit&agrave; che va oltre la tendenza. Negli archivi abbiamo trovato le giacche dei pompieri degli anni Ottanta. La cosa interessante &egrave; che quando abbiamo iniziato a parlarne, Diego Della Valle diceva che era necessario trovare un equilibrio tra la storia americana, il gusto italiano e l&rsquo;attenzione per i dettagli alla maniera giapponese. Adesso siamo solo all&rsquo;inizio di questa nuova avventura.

Come &egrave; nata la collaborazione con Alessandro Squarzi? 
ML: Alessandro ha una conoscenza immensa della storia del workwear e degli indumenti militari. Ha un archivio importante composto da 5000 pezzi. Ed &egrave; molto conosciuto in Asia e in Korea. L&rsquo;idea era di ampliare i nostri mercati nel mondo (e anche per questo motivo abbiamo scelto lui). Inoltre, l&rsquo;abbigliamento da lavoro di ispirazione americana &egrave; un tema che personalmente mi appassiona molto.&nbsp;Fay&nbsp;negli anni Ottanta &egrave; stato il primo marchio di workwear all&rsquo;americana importato in Italia ed &egrave; stato il primo esempio di abbigliamento da lavoro tecnico utilizzato in citt&agrave;; l&rsquo;interesse per questo abbigliamento da parte della moda &egrave; arrivato dopo, negli anni Novanta. Insomma &egrave; motivo di orgoglio sapere che&nbsp;Fay&nbsp;sia stato il primo a capire le potenzialit&agrave; del workwear. 
Fay&nbsp;Archive &egrave; una specie di triangolo: abbigliamento vintage americano da una parte, gusto italiano e attenzione giapponese per il dettaglio, dall&rsquo;altra. I Giapponesi sono feticisti del vintage americano.

Una cosa che molti non sanno di&nbsp;Fay? 
ML:&nbsp;Fay&nbsp;&egrave; un marchio originale. Ed &egrave; un vero brand americano. Abbiamo fatto una ricerca a ritroso nel tempo, e abbiamo scoperto tutte le campagne scattate agli esordi. Andrea Della Valle andava in tour in America e le campagne venivano realizzate nelle stazioni dei pompieri. I protagonisti erano loro! Abbiamo notato che le giacche sono sempre state abbastanza over in termini di vestibilit&agrave;, perch&eacute; dovevano risultare comode per i lavoratori. Una cosa che molti non sanno &egrave; che una delle campagne &egrave; stata scattata in Scozia, per ritrarre il lavoro della Royal National Lifeboat Institution - Saving Life at Sea. Un&rsquo;associazione che interviene in situazioni di pericolo in mare e si occupa del salvataggio delle imbarcazioni e dei marinai. Immagini che oggi sono difficilmente realizzabili, non solo perch&eacute; una produzione del genere sarebbe rischiosa, ma per via dei permessi..Una volta sull&rsquo;onda dell&rsquo;entusiasmo si facevano delle pazzie.

Il prossimo capitolo di&nbsp;Fay&nbsp;Archive? 
ML: Continueremo a lavorare con Alessandro Squarzi. Inizialmente questo progetto doveva essere solo una capsule per gli amanti dei capi vintage. Poi abbiamo notato un forte interesse da parte del pubblico e abbiamo deciso di continuare. L&rsquo;ultima campagna l&rsquo;abbiamo scattata alle isole Lofoten, in Norvegia. Il protagonista &egrave; il capitano della barca..ma &egrave; stato tutto casuale. Ad un certo punto mentre scattavamo ha indossato una delle giacche ed era cos&igrave; perfetto che abbiamo deciso di fotografarlo.

I paesaggi delle Lofoten come cornice per un ritorno alle origini, una giacca che ha fatto storia&nbsp;come capo protagonista del video di Fay.

Fay Archive

Fay Archive: un viaggio a ritroso nel tempo

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Fay Archive: un viaggio a ritroso nel tempo

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