The Now Icon: Shaun White
È stato soprannominato The Flying Tomato per la sua folta capigliatura rossa che spicca tra il bianco della neve durante le sue evoluzioni. Snowboarder straordinario, skater e attore, a 33 anni Shaun White è un mito anticonformista dello sport internazionale. Campione olimpico nella specialità halfpipe a Torino 2006, a Vancouver 2010 e a Pyeongchang 2018, si racconta a LʼOfficiel Hommes Italia in questa intervista.
La tua carriera è iniziata da bambino. Quando avevi otto anni hai incontrato il campione di skateboard Tony Hawk...
L’ho conosciuto perché faceva skate al parco locale. Ero un suo fan, e lui una divinità per un bambino di otto anni. Mi invitava alle prove e poi, nel suo gigantesco skate park tour. Mi ha preparato al successo che avrei ottenuto.
Sei diventato uno snowboarder professionista a 13 anni.
Avevo 13 anni e tutti i concorrenti sui 20, a confronto ero un bimbo. Inoltre, il movimento hip hop stava impazzando nello snowboard, erano tutti fighi con i loro vestiti larghi e morbidi; io avevo dei pantaloni gialli con su delle api. Cercavo di nascondermi e invece ero come un pugno in un occhio. Ho sempre lottato per essere preso sul serio. Molti scommettevano contro di me, pensando che sarei durato poco. Ricordo di aver sentito che lo dicevano, e questo mi ha motivato, volevo dimostrar loro che sbagliavano e avere successo. Nello sport, alcuni hanno un paio di stagioni buone, poi scompaiono.
Quando hai realizzato che ti prendevano sul serio?
Avevo 14 anni e iniziavo a prendere punti in ogni competizione. Diventavo alto e grosso. A 15 anni ho vinto due importanti competizioni, conquistando il podio in quasi tutti gli eventi. A 16, poi, ho praticamente vinto tutte le competizioni a cui ho partecipato.
Hai vinto la tua prima medaglia d’Oro Olimpica a 19 anni.
Non mi rendevo conto di quanto fossero importanti le Olimpiadi, di quanta gente fosse incollata alla televisione per guardarle. Ho vinto alla prima manche, perché nessuno ha battuto il mio punteggio; sono rimasto lì, sulla rampa, bloccato, tremando. Fu l’inizio di una carriera e vita incredibilmente folle. Ovunque andassi mi riconoscevano.
Ed hai vinto anche quattro anni dopo...
Volevo dimostrare che non era stato un colpo di fortuna. Se vinci ancora dimostri che sei un vero talento e che sei ancora al top. Ho iniziato a immaginare questo scenario di vittoria, a visualizzarlo e l’ho seguito fino al traguardo. Alle olimpiadi ho portato una manovra nuova, Double McTwist 1260 che ha fatto il giro del mondo. Quel “trickˮ era anni luce avanti rispetto a quello che si stava facendo in quel momento. Le prossime Olimpiadi sono il 2022 in Cina, ho tempo per prepararmi.
Prima delle passate olimpiadi ti eri ferito al viso. Come era successo?
Stavo facendo una evoluzione in aria e ho preso la rampa in viso, mi sono spaccato il labbro, gli occhiali si sono rotti tagliandomi la fronte e mi sono morso la lingua. Mi hanno portato in ospedale per essere ricucito; cadendo avevo colpito anche il petto, causando una contusione polmonare. Era un mese prima delle qualifiche per le Olimpiadi.
Ma ti sei ripreso...
Sono rimasto in ospedale per una o due settimane, soprattutto per la situazione ai polmoni, prima di andare a casa. Uno dei più grandi malintesi è pensare che negli sport d’azione hai bisogno di lanciarti nel vuoto per sentirti vivo. Sono una persona molto razionale e rilassato nella mia vita normale. Se guardi alla mia lista di infortuni, negli anni sono molto pochi e distanti tra loro. Guardo alla mi carriera come a una maratona, non a uno sprint.
Fai anche musica?
Suono per divertimento. La musica occupa un posto importante nella mia vita. È come parlare una lingua comune quando incontri altri musicisti. Nella mia vita tutto si basava sulla vittoria, o vinci una competizione oppure no. Con la musica, invece, dipende. Chi è il miglior musicista del mondo? È una opinione. È Jimi Hendrix? Van Halen? Non si tratta di vincere ma è creare qualcosa che tras- metta un sentimento, una emozione.
Air & Style, l’evento di musica e snow board è oggi la tua “creatura”.
Air & Style era un fantastico contest, con sede in Austria a cui avevo partecipato quando ero piccolo, e dove mi ero molto divertito. Così ho proposto ad Andrew Hourmont, lʼinventore: “Cosa ne pensi se lo prendo in mano per farlo salire di livello?” Alla fine l’ho acquistato.
Sei un ragazzo alla moda?
È la prima volta nella mia carriera che posso indossare altri marchi oltre a Burton, è un bel cambio per me. Ed è emozionante vedere il mondo della moda amare il nostro sport in particolare. È così cool, e credo sia solo l’inizio, verranno fuori tante altre cose in futuro.
Non hai sicuramente avuto una infanzia normale.
Apprezzo molto la vita che mi è stata data, e per la quale ho lavorato, perché è stata decisamente fuori dal comune. Non riesco ad immaginarmi di fare dell’altro. Sono cresciuto viaggiando in un van con i miei genitori che andavano da una montagna all’altra per partecipare alle gare. Non avevo un grande gruppo di amici, ma uno più piccolo con relazioni più intime. Ma non scambierei nessuno dei sacrifici che ho fatto per la vita che ho ora.
Foto Ben Cope
Testo Peter Davis
Styling Christian Strome
Grooming Mira Chai Hyde @ Thewallgroup using House of Skuff and Sk-II Skincare
Assistente stylist Daniel Avero, Kate Strand e Gigi Freyeisen
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