The Now Icon: Charlie Puth
Diventato famoso nel 2015, grazie al successo planetario e alle pluri nominations ai Grammys e al Golden Globe di "See you again", il cantante sta per far uscire il terzo album.
Avanti all’obiettivo Charlie Puth assume alternativamente un’espressione blasé o da duro, anche se appena si allontana dal set è un ragazzo dal sorriso luminoso, che si affretta a spiegare che l’interruzione nel sopracciglio destro non è voluta, ma è il risultato dell’attacco di un cane, che l’aveva aggredito mordendolo al viso quando aveva due anni, incidente per cui aveva rischiato di morire. Ma la vera sorpresa è la voce, forte, decisa, niente a che vedere col falsetto di quando canta: «lo so, me lo dicono tutti, ma non posso farci niente, mi viene così d’istinto, non è una scelta studiata a tavolino». Charlie è diventato una overnight sensation nel 2015 grazie a “See You Again”, la canzone, da lui composta, prodotta e cantata insieme a Wiz Khalifa, dedicata a Paul Walker, il protagonista del franchise “Fast & Furious” morto a 40 anni in un incidente d’auto mentre stava girando il settimo film della serie. «Onestamente all’epoca non avevo mai visto neppure uno dei vari “Fast & Furious” e non provavo nessun particolare tipo di trasporto emozionale nei confronti di Walker. Ho semplicemente scritto la canzone che mi hanno chiesto. Poi ho recuperato, i film li ho visti tutti, e anzi sono diventato un fan». Originario del New Jersey, Charlie ha iniziato a suonare il piano da piccolissimo, quando aveva quattro anni, spinto dalla madre compositrice, poi, a nove, è impazzito per l’hip hop a furia di ascoltare Eminem. Si è trasferito a New York a studiare pianoforte jazz e ha iniziato a far conoscere la sua musica aprendo un canale su YouTube. Nel 2016 è uscito il suo primo album, “Nine Track Mind”, che ha avuto un successo di pubblico fenomenale, nonostante fosse stato accolto malissimo dalla critica. Due anni dopo è uscito “Voicenotes”, stesso successo di pubblico, accompagnato questa volta dal riconoscimento anche degli addetti ai lavori. Nel frattempo Charlie ha continuato a scrivere musica per altri, da Katy Perry ai Maroon 5. Ad agosto è uscito il nuovo singolo “I warned myself”.
L’Officiel Hommes Italia: Sta per uscire il tuo terzo album. Come riassumeresti la tua evoluzione musicale?
Quando ho lavorato al mio primo album ero molto impressionabile, volevo avere successo a tutti i costi, e per arrivarci ho permesso a troppa gente, a tutti i livelli, di dirmi cosa dovevo fare. Il risultato è stato un disco pieno di canzoni sentimentali che va in tutte le direzioni. Nella mia testa, considero il mio secondo album il mio vero disco di debutto, quello in cui ho assunto il pieno controllo creativo, a partire dall’uscita del singolo “Attention”. Il prossimo, che uscirà all’inizio del 2020 e di cui non ho ancora deciso il titolo, sarà caratterizzato più dalla musica che dalla voce. Del resto io mi sono formato nei cori delle chiese, era ovvio che all’inizio il canto avesse un ruolo preponderante. L’album sarà la celebrazione del mio amore per la musica dei primi anni 2000.
Puoi essere più specifico?
È difficile da spiegare. Non posso veramente dire che mi piaccia la musica di Britney Spears. Ma mi piace la semplicità di quel genere di musica, il fatto che la produzione intervenisse in modo basico, che gli strumenti fossero pochi e utilizzati molto semplicemente. Un altro esempio potrebbe essere “Baby Boy” di Beyoncé.
Per promuovere il disco andrai in tour: ti eccita o ti spaventa?
Sono felicissimo. Anche perché per la prima volta suonerò in arene molto grandi. Ero molto più ansioso in passato, all’epoca del tour di “Voicenotes”, all’idea di suonare di fronte a 200 persone nei clubs.
Tra quelle uscite finora, qual è la tua canzone preferita?
“We don’t talk anymore”, featuring Selena Gomez. Un mio amico mi stava raccontando il suo rapporto con la fidanzata e aveva concluso con un laconico “non ci parliamo più”. La frase mi è rimasta in testa, e la canzone è nata da lì.
Come componi le tue canzoni? Segui un metodo, o rispetti comunque un rituale preciso?
Dipende. A volte ho già tutto in testa ed è solo questione di estrarlo, a volte il motivo nasce al piano.
Di chi ti fidi veramente per decidere di una canzone?
Onestamente? Di mia madre. E comunque mi sento molto ben supportato dalla mia casa discografica, la Atlantic Records.
Oltre la musica, cosa ti appassiona?
Le auto, sono un super esperto di motori. Ne possiedo due, ma normali. Non mi sono ancora concesso la super car italiana dei miei sogni. Credo che a questo stadio della mia vita e della mia carriera guidare una Lamborghini sarebbe troppo pretenzioso. Non sento di essermelo ancora meritato.
Foto Ricardo Abrahao
Styling Olga Yanu
Testo Fabia Di Drusco