A tu per tu con Lucy Boynton
Foto Katja Mayer
Styling Katy Lassen
«I miei genitori erano e sono giornalisti e per lavoro hanno sempre viaggiato molto», mi risponde quando le chiedo il suo background, «infatti sono nata a New York ma ci siamo trasferiti a Londra quando avevo quattro anni. Londra per me è casa». Lucy inizia a recitare alle scuole medie. «C’era un programma di recitazione incredibile, ma essendo una scuola non specializzata solo in quello, dovevo studiare altre materie che mi interessavano poco. Adesso mi rendo conto che è stato un bene, perché mi ha dato la possibilità di capire quanto seriamente volevo diventare attrice». I suoi genitori sono stati fondamentali per questa sua crescita artistica. «Essendo entrambi scrittori, hanno sempre incoraggiato mia sorella e me a scrivere e leggere molto, ad avere sempre un libro tra le mani, e per questo vivevamo immerse nelle storie, nella fantasia, nell’arte, un mondo in cui torno quando voglio prendermi una pausa. In questo periodo sto leggendo “L’amica geniale” di Elena Ferrante, la trovo una scrittrice misteriosa, come i suoi romanzi.
Mia mamma sceglieva sempre dei film per me e mia sorella da vedere, quelli che mi colpivano di più erano quelli dove recitavano i bambini della mia età. Non avevo idea di cosa volesse dire fare l’attrice, ma l’idea che qualcuno potesse vestire dei bambini con costumi meravigliosi mi incuriosiva molto. Mi ricordo che un’estate ho visto “Papà, ho trovato un amico” di Howard Zieff, mi è piaciuto talmente tanto che l’ho rivisto tutti i giorni durante le vacanze. Quando c’era una scena che mi piaceva particolarmente mettevo in pausa il Dvd, correvo in bagno e provavo a copiare le espressioni di Vada (l’attrice Anna Chlumsky) davanti allo specchio, ridevo, piangevo e mi dicevo, “Si, posso farlo anch’io?”. Volevo sapere tutto di quel film, tutti i particolari, persino i dettagli di quello che succedeva dietro le quinte». Lucy considera la sceneggiatura il primo passo importante per accettare e prepararsi ad un ruolo. «Tutto parte dal copione e da come viene descritto il personaggio durante tutto il corso della storia.
«Guardavo un film, andavo allo specchio, ridevo, piangevo e mi dicevo: posso farlo anche io»
Per “Bohemian Rhapsody” è stata una preparazione molto specifica perché interpretavo una persona reale, e molte delle situazioni descritte sono ispirate a fatti realmente accaduti. Il sistema che ho scelto è stato quello di tracciare una cronologia degli eventi di tutta la carriera musicale dei Queen cencado di capire quando sono successi determinati eventi, sia pubblici sia personali e dove si trovasse Mary in quel determinato periodo. È stato molto più impegnativo rispetto ad un personaggio fittizio, anche perché non ho avuto occasione di incontrarla. Le mie fonti di informazione, oltre ai video che ho trovato online, sono stati Brian May e soprattutto sua moglie Anita Dobson, che ha passato molto tempo con Mary, sia da sola sia con Freddie, condividendo momenti profondi, anche quando viaggiavano con la band. Metodologia ben diversa dal mio ultimo progetto “The Politician”, serie Netflix, creata da Ryan Murphy. Ryan voleva essenzialmente tenerci all’oscuro su come sarebbe finita la storia, e quindi lavoravo solo con copioni di 2 puntate alla volta, cercando di prepararmi con le poche informazioni che avevo a disposizione. Non esiste la formula perfetta, ogni film è diverso anche se io, per ogni progetto, uso molto il mio istinto».
«A volte si cerca di sapere tutto sul personaggio, a volte il regista ci tiene all’oscuro e si usa l’istinto»
Lucy ha sempre avuto passione per la musica. «Da bambina mi piaceva quello che ascoltava mio padre che ha una collezione di vinili molto eclettica. Sono cresciuta con la musica degli anni 60, Beatles e The Everly Brothers sempre in sottofondo». Tra le sue ispirazioni femminili, sua madre. «Le assomiglio molto, sarei molto contenta di diventare come lei, una donna forte, generosa e intelligente. Tra le attrici che apprezzo c’è Andrea Riseborough, l’abilità che ha di scomparire nei suoi ruoli è straordinaria. Ultimamente ho scoperto anche una mia coetanea, Jodie Comer, l’ho vista nella serie tv “Killing Eve”, e non credo che esista un ruolo che non possa interpretare». Lucy non esclude che in futuro potrebbe considerare altri aspetti della produzione per espandere la propria esperienza nel cinema. «Mi piace l’idea di dirigere, negli ultimi anni, ci sono molti più film incentrati su figure femminili forti, anche se nel 2019 siamo ancora alla disperata ricerca della parità di genere, non solo nel cinema. Sento spesso dire “Cerchiamo veramente di realizzare un progetto con dei ruoli femminili mai visti prima”, e non ci sono scuse, bisogna farlo, visto che ci sono moltissime storie di donne da raccontare; attrici, mamme, professioniste, storie importanti, storie che non dobbiamo più ignorare».
Hair stylist Halley Brisker@TheWallGroup. Make up artist Valeria Ferreira@Caren.
Manicurist Lucie Pickavance@Caren using Chanel. Assistente stylist Stephanie Paulo