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Family Affair: Mario Filippi Coccetta racconta il legame con l'arte di Fabiana Filippi

Mario Filippi Coccetta, co-founder con il fratello Giacomo e CEO di Fabiana Filippi, racconta il rebranding del marchio e il legame speciale con l’arte e l’Umbria. 

La campagna autunno inverno 2024 di Fabiana Filippi ampientata agli Ex-Siccatoi della Fondazione Aberto Burri. Foto Tim El Kaïm
La campagna autunno inverno 2024 di Fabiana Filippi ampientata agli Ex-Siccatoi della Fondazione Aberto Burri. Foto Tim El Kaïm

«Non provo un particolare interesse per l’arte antica: mi comunica una certa tristezza e lo considero un mio grande difetto, ma la riconosco, la rispetto e paradossalmente credo che possieda una profondità maggiore rispetto a quella contemporanea». Mario Filippi Coccetta è il co-founder e CEO di Fabiana Filippi, marchio originario di Giano dell’Umbria. Circondato dalle colline, l’attuale headquarter nel 1985 era solo un’autorimessa di attrezzi, dove la famiglia Filippi aveva avviato l’attività con appena due macchine per la maglieria. Oggi copre tutto il processo di creazione: dalla ricerca e progettazione dell’ufficio stile, allo sviluppo della modellistica, la prototipia in laboratorio, fino alla confezione e il controllo qualità.

L'OFFICIEL ITALIA: Due anni fa il marchio stava entrando in una fase di rebranding. Tirando le somme, come è andata?
MARIO FILIPPI COCCETTA: Avviare un rebranding è un percorso lungo. La nostra riconoscibilità rimane, ma stiamo accentuando alcuni tratti più moderni. La nostra cliente è una donna matura che va accompagnata nel nostro percorso estetico e a volte fatica a concepire i twist creativi ispirati all’attualità. Noi siamo ancorati alla comodità e al piacere di indossare bei capi, ma credo fortemente che tutte le persone vogliano sentirsi più giovani perciò oggi siamo interessati a rappresentare la figlia di Fabiana Filippi. La prima collezione è stata molto azzardata, ma penso che concedersi qualche piccolo errore aiuti a mettere a fuoco l’obiettivo. 

Un look dalla Pre-collezione primavera estate 2025 di Fabiana Filippi ispirata al Cretto di Alberto Burri
Un look dalla pre-collezione primavera estate 2025 di Fabiana Filippi con top ispirata al Cretto di Alberto Burri


LOI: Dove si sono percepiti i cambiamenti più significativi?
MFC: Nell’esasperazione dei dettagli, nella qualità e anche nella produzione, perché oltre alla direzione creativa, si muove tutta la filiera. Dico sempre che bisogna arrivare alla stazione di destinazione con il treno completo, se arriva solo la motrice e dopo due anni arrivano tutti gli altri vagoni, il risultato non è un successo.

LOI: Supportate il “Festival dei due Mondi” di Spoleto e spesso avviate collaborazioni con artisti e designer. Che rapporto avete con l’arte?
MFC: A noi è sempre piaciuto ispirarci all’arte. Per la collezione F/W 2024-25 abbiamo lavorato con Benni Bosetto, che ha immaginato per noi alcune stampe. Amo l’arte e possiedo alcuni pezzi, ma non mi reputo un collezionista; piuttosto, sono attaccato alle emozioni che genera. Il marchio ha da sempre un forte legame con il territorio umbro. Siamo nati e cresciuti con la storia di San Francesco d’Assisi, la nostra è una terra che ti abbraccia, esattamente come lui abbracciava la povertà o il bisognoso, e noi abbracciamo a nostra volta un’ideale di bellezza. Viviamo di cultura e ci sentiamo di custodirla, promuoverla o valorizzarla. Sostengo che tutto questo emerga in maniera evidente con il nostro prodotto.

Un ritratto di Mario Filippi Coccetta, foto di Valentina Sommariva.
Un ritratto di Mario Filippi Coccetta, foto di Valentina Sommariva.

"Viaggio tanto ma quando torno in umbria mi ricarico" Mario Filippi Coccetta

Una foto della Fondazione Burri Ex Siccatoi a Città di Castello (Perugia), foto di G. Basilico.
Una foto della Fondazione Burri Ex Siccatoi a Città di Castello (Perugia), foto di G. Basilico.


LOI: Avete presentato una collezione ispirata ad Alberto Burri e una campagna F/W 2024-25 ambientata agli Ex Seccatoi del Tabacco, oggi sede della Fondazione Burri. Ci sono punti in comune tra Fabiana Filippi e l’artista?
MFC: Nel caso di Burri ci siamo lasciati trasportare dalla trasformazione della materia delle sue opere tra cui le combustioni, le jute, i cretti oppure il catrame e i ferri. Del resto la moda è un esercizio quasi alchemico sulla materia che si trasforma. Il punto in comune è la sperimentazione con i materiali e la manualità. Burri è un artista internazionale con origini umbre, e volevamo evidenziare e trasmettere proprio questo concetto alle nostre clienti, perché la nostra storia non è fatta solo di knitwear, ma anche di creativi che hanno realizzato meraviglie. La fondazione è stata realizzata interamente da lui e prima di morire ha lasciato un testamento molto preciso con tutte le operazioni e gli obiettivi da portare avanti. La campagna è stata ambientata all’esterno proprio perché nel testamento c’era scritto che nessuno avrebbe potuto fotografare l’interno. Noi siamo stati il primo marchio che ha realizzato uno shooting in questa location.

LOI: Ha mai vissuto l’Umbria come troppo “stretta”?
MFC: Direi di sì, nella difficoltà di essere raggiunto dalle persone in visita e qualche volta nel cadere in provincialismi. Viaggio tanto per lavoro e ricevo tanti stimoli dalle metropoli, però quando torno in Umbria mi ricarico.

LOI: Viviamo in una fase in cui i marchi cercano di essere i più multidisciplinari possibili. Quanto è importante per voi cercare posizionamento su altri settori?
MFC: Crediamo nel dialogo e che procedere in una direzione multidisciplinare sia premiante poiché non solo rafforza il nostro marchio, ma contribuisce ad una condivisione più profonda con la cultura contemporanea e il territorio.

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