Lo store di via Montenapoleone accoglie opere di artisti contemporanei internazionali, integrando moda, architettura e design. In esclusiva la prima collezione primavera 2026 di Michael Rider completa un&rsquo;esperienza sensoriale unica nel cuore di Milano.

Nel cuore del Quadrilatero milanese, all&rsquo;angolo tra Via Montenapoleone e Via Sant&rsquo;Andrea, Celine apre le porte della sua nuova boutique: oltre 600 m&sup2; articolati su due livelli che celebrano il rigore architettonico, la rarefazione estetica e l&rsquo;eleganza radicale della Maison. Uno spazio che non si limita a ospitare le collezioni - women&rsquo;s, men&rsquo;s e accessori - ma che definisce una vera e propria grammatica visiva, dove materiali nobili, arte contemporanea e design francese convivono con sobria magnificenza.

Un tempio architettonico nel cuore del lusso milanese

La boutique &egrave; una dichiarazione di estetica e purezza materica. Oyster Calacatta, Arabescato e travertino grigio rivestono le superfici, mentre i pavimenti in Grand Antique, presenti su entrambi i piani, creano un dialogo ritmico con specchi extra-clear incorniciati da un&rsquo;antica doratura e pareti in lacca nera. L&rsquo;effetto &egrave; quello di un&rsquo;eleganza sospesa, dove la precisione architettonica incontra la teatralit&agrave; controllata degli interni Celine. Al piano terra convivono pelletteria, accessori, fine jewellery e la linea Celine haute parfumerie &amp; beaut&eacute;. A collegare i due livelli, una maestosa scala in metallo dorato lucidato, ispirata all&rsquo;estetica modernista, una struttura imponente scandita da lame in rovere e vetro illuminate lateralmente, le cui verticalit&agrave; richiamano il ritmo dei pezzi vintage in legno distribuiti con misura in tutto lo spazio. Al piano superiore si apre l&rsquo;area dedicata al ready-to-wear femminile e maschile, agli accessori tessili e alla collezione Celine Maison. Gli ambienti si distendono in sale pi&ugrave; luminose, alternate a salotti privati, con pavimenti in rovere a spina di pesce che richiamano gli appartamenti parigini.

La prima collezione firmata da Michael Rider: un debutto che ridefinisce il lessico Celine&nbsp;

L&rsquo;apertura della boutique coincide con un momento cruciale nella storia recente della Maison: la presentazione della prima collezione primavera 2026 disegnata da Michael Rider, nuovo direttore creativo che inaugura un capitolo di rinnovata sensibilit&agrave; estetica. La sua collezione - esposta in anteprima esclusiva all&rsquo;interno dello store - fonde rigore e sensualit&agrave;, precisione sartoriale e un&rsquo;eleganza disinvolta. Le silhouette si allungano, le texture si stratificano, i materiali dialogano in contrasti misurati: lane compatte, sete fluide, dettagli metallici che brillano con discrezione. Rider attinge alla tradizione Celine senza nostalgia, ridefinendo un vocabolario visivo che miscela minimalismo architettonico, accenti di sottile androgina sensualit&agrave; e una visione fresca del guardaroba contemporaneo. La boutique diventa cos&igrave; non solo un contenitore, ma la cornice perfetta per raccontare la sua estetica: un'atmosfera di modernit&agrave; calma, attraversata da gesti creativi netti e mai urlati.

Celine Art Project e l'arte in mostra nella boutique di Milano

In continuit&agrave; con il Celine Art Project, il nuovo store di Montenapoleone ospita una selezione di opere che trasforma lo spazio in un vero e proprio percorso curatoriale, dove arte, moda e architettura dialogano armoniosamente. Le sculture ceramiche di Peter Schlesinger, tra forme mitologiche, contenitori arcaici e biomorfismi enigmatici, celebrano la sensualit&agrave; della materia e l&rsquo;arte del fare, mentre le superfici dense e vibranti di Susan Rothenberg instaurano un dialogo tra gesto pittorico e immagine, rompendo le convenzioni dell&rsquo;astrazione con figure dinamiche e potenti. L&rsquo;istintivit&agrave; materica di Luisa Gardini crea opere stratificate in cui pittura, scultura, collage e oggetti si fondono in entit&agrave; indecifrabili, mentre Giangiacomo Rossetti reinterpreta la storia dell&rsquo;arte attraverso un vocabolario colto e personale, popolando composizioni rinascimentali e simboliste con figure di amici e autoritratti che intrecciano tradizione e identit&agrave; contemporanea. Il percorso prosegue con le sculture di Yngve Holen, che esplorano il confine tra corpo, macchina e desiderio, combinando materiali industriali e organici, e con le sperimentazioni materiche di John Duff, le cui forme sospese tra geometria e organicit&agrave; aprono a topologie visive inaspettate. Le opere di Simone Fattal trasformano memoria personale e collettiva in figure archetipiche e architetture sospese nel tempo, mentre Samuel Hindolo crea spazi liminali popolati da figure evanescenti, evocando temporalit&agrave; sospese tra memoria e identit&agrave;. Infine, i wall-objects di John Carter investigano il confine tra pittura e scultura attraverso rilievi essenziali, giochi di pieni e vuoti, ombre e tagli geometrici, instaurando un dialogo elegante con l&rsquo;architettura dello store.

Celine la nuova boutique a Milano tra arte, architettura e la collezione di Michael Rider

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