Come un verbo al condizionale che non trova posto nel vocabolario, Reamerei nasce da una esigenza insoddisfatta e dalle fantasie cyber-kitch della generazione Z più nostalgica 

Fondato alla fine del 2018 da Enrico Micheletto, Davide Meleis e Marzia Geusa dopo gli studi all&rsquo;Accademia Di Belle Arti, Reamerei con volumi esagerati e silhouette ironiche racconta di un viaggio eterotopico senza tempo e genere.

Da cosa nasce il nome Reamerei? 
Teniamo a custodire il segreto, se cos&igrave; si pu&ograve; dire, del nostro nome in quanto ognuno pu&ograve; attribuirci il significato che vuole. Diamo importanza al suono di questa parola che per noi ha un grande significato, ricorda quasi un verbo al condizionale. 
 
Avete evidenziato l&rsquo;approccio genderless nella vostra collezione, a chi si rivolge il vostro brand? 
Parliamo di quello che succede ai nostri giorni ma sempre con uno sguardo all&rsquo;armadio dei nostri genitori. 
Facciamo capi che hanno una propria identit&agrave; andando anche oltre al genere. Immaginiamo i nostri clienti con uno stile vittoriano e deciso ma comunque sempre in ricerca di un ricordo del passato, sempre con molto senso dell&rsquo;umorismo. 
 
Come &egrave; nata la capsule collection &ldquo;Gnōthi Seaut&oacute;n&rdquo;? 
Durante il lockdown abbiam dovuto, come tutti, fermarci per un po&rsquo; e stando insieme abbiamo dato vita ad un nuovo mondo Reamerei ricco di reference e messaggi che parlano dei nostri valori pi&ugrave; intrinsechi. 
La t-shirt, 100% tessuto riciclato, racchiude la storia di due amanti/lottatori alla ricerca di una via di fuga dalla societ&agrave; tossica che li circonda, non manca il riferimento al mito di Aristotele sull&rsquo;androginia.

Vi definite un brand ecosostenibile?&nbsp; 
Abbiamo iniziato un percorso di ricerca per la sostenibilit&agrave; partendo dal tessuto. 
Nel caso della nostra ultima capsule, interamente ecologica, non abbiamo tralasciato il sistema di produzione del prodotto che per noi &egrave; di fondamentale importanza per evitare qualsiasi tipo di spreco. 
Attualmente non siamo un brand completamente green ma cerchiamo in ogni modo di dare importanza al nostro obiettivo di sostenibilit&agrave;. 
 
Ad oggi quali sono i vostri punti di riferimento? 
Abbiamo molti punti di riferimento, dalla musica al cinema e fotografia, ora mi viene in mente John Crawford ma non possiamo non citare Vivienne Westwood e John Galliano.&nbsp; 
 
Quale &egrave; il concetto alla base dell&rsquo;alterazione delle forme del corpo?&nbsp;&nbsp; 
L&rsquo;alterazione del corpo per noi non &egrave; mai una costrizione ma una valorizzazione delle forme. 
Siam partiti dai volumi e spalline esagerate ma non tralasciamo i dettagli in crochet, un po&rsquo; come se si volesse esser moderni con il tocco della nonna. Crediamo che i nostri capi possano essere tramandati. 
 
Quale sar&agrave; il prossimo step di Reamerei? 
Reamerei parla di tutti noi come designer ma anche come persone, abbiamo il bisogno di esprimere il nostro gusto, desiderio e raccontare attraverso i nostri capi la nostra infanzia. 
Vogliamo pensare che ci&ograve; che indossi valorizzi te stesso in ogni modo giocando anche con la sensualit&agrave; in un modo totalmente diverso dagli stereotipi comuni, perch&eacute; per noi sexy &egrave; anche divertente. 
Alterazione del corpo: le spalle imbottite alterano il corpo per dare importante, enfatizzare la nostra storia.&nbsp;

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Reamerei: la nostalgia cyber-kitsch 

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Reamerei: la nostalgia cyber-kitsch

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