Ispirata all'autobiografia di Deborah Feldman, la storia dell'ebrea ortodossa americana è diventata subito una serie cult

E&rsquo; uno di quei fenomeni che sono esplosi sul web diventando virali e di cui tutti parlano per l&rsquo;assoluta originalit&agrave; della storia, che ha&nbsp; mantenuto anche nei dialoghi in lingua yiddish: la miniserie Unorthodox - creata da Anna Winger e Alexa Karolinski &ndash; si ispira all&#39;autobiografia di Deborah Feldman, che racconta la storia di Esther Shapiro, detta Esty interpretata magistralmente dall&rsquo;attrice israeliana Shira Haas. Questa&nbsp; giovanissima ragazza ebrea scappa da Brooklyn per trasferirsi a Berlino e rifarsi una vita lontano dalla comunit&agrave; ortodossa nella quale &egrave; cresciuta. Una storia di dolore e di rinascita che mostra uno spaccato di vita, quello della comunit&agrave; di ebrei ortodossi che vive nel quartiere di Williamsburg a Brooklyn, un piccolo mondo fuori dal tempo nel quale &egrave; proibito avere uno smartphone e alle donne non &egrave; consentito leggere la Torah, perch&eacute; quello &egrave; un privilegio destinato solo ai mariti. In questo contesto durissimo la diciannovenne Esty deve seguire le regole e si sposa un uomo di buona famiglia, ma il matrimonio &egrave; alquanto infelice poich&eacute; i due coniugi non riescono ad aver figli. Tale fatto spinge il marito a procedere col divorzio. Poco dopo l&rsquo;accaduto, Esty scopre di essere incinta, e grazie alla complicit&agrave; di un&rsquo;amica che le trasmette e insegna la passione per la musica, vola dalla madre a Berlino per cominciare una nuova vita, dando il via ad un cammino di emancipazione, non privo di intralci.&nbsp;La comunit&agrave; di anziani manda infatti il marito Yanki (Amit Rahav) con il cugino Moishe (Jeff Wilbusch) a recuperare la fuggitiva. Via via che la storia si sviluppa si capisce quello che Esty ha dovuto subire in silenzio e che l&rsquo;ha portata a quella scelta cos&igrave; estrema: lo scandalo di una madre che &egrave; stata radiata dalla comunit&agrave; per poi trasferirsi proprio a Berlino e vivere da&nbsp;&laquo;non ebrea&raquo;, il rito, crudamente rappresentato, della rasatura dei capelli dopo il matrimonio e la suocera che la tormenta perch&eacute; dopo un anno di matrimonio non ha ancora avuto un figlio. Unorthodox non parla solo di emancipazione ma squarcia un velo sull&rsquo;ignoranza e sulla chiusura mentale della comunit&agrave;. Sin dal primo episodio Esty &egrave; infatti additata come &ldquo;diversa&rdquo; per la sua origine e curiosit&agrave; nel voler apprendere. Interessante a questo proposito &egrave; il personaggio di suo marito Yanky e di come evolve durante la serie. Un uomo che vorrebbe capire la moglie a cui tiene,&nbsp; ma essendo sempre vissuto nella comunit&agrave;, non conosce altri modi in cui si pu&ograve; vivere, anche se alla fine prova a fare un primo timido passo verso Esty. Interessante dal punto di vista del rapporto con la religione &egrave; la figura del cugino Moishe, che superficialmente attaccato alle tradizioni e chiamato a fare in modo che gli altri rispettino i dettami religiosi, &egrave; poi il primo a trasgredire i codici morali appena ne ha la possibilit&agrave;. Il successo della miniserie, oltre per l&rsquo;originalit&agrave; della sceneggiatura e la bellezza della fotografia, specie nelle scene di ritualit&agrave; ebraica, si deve alla forza ed energia della protagonista interpretata da Shira Haas che sembra essersi calata perfettamente nella parte. L&rsquo;attrice grazie a questa serie sta riscuotendo solo ora fama internazionale, mentre in Israele &egrave; invece da tempo una star affermata. Shira Haas vanta infatti ben quattro nomination agli Ophir Awards, anche noti come gli &ldquo;Oscar israeliani&rdquo;. &Egrave; infatti stata nominata per i suoi ruoli nei film&nbsp;Princess, Foxtrot, Broken Mirrors&nbsp;e&nbsp;Noble Savage, vincendo grazie a quest&rsquo;ultimo il premio come miglior attrice non protagonista. La sua carriera parte proprio dal suo primo importante ruolo cinematografico con il film&nbsp;Princess&nbsp;(2014), di produzione israeliana. Dopo viene poi o scelta da Natalie Portman nel 2015 per il suo primo film da regista &ldquo;A tale of Love and Darkness&rdquo; dove interpreta il per personaggio di Kira. Vanta anche una breve carriera in altre serie&nbsp; israeliane (Shtisel, Hazoref&nbsp;Harmor&nbsp;e The Conductor), anche se &egrave; grazie a Unorthodox che ottiene un riconoscimento globale. Come ha dichiarato l&rsquo;autrice Deborah Feldman in una recente intervista: &ldquo;Spero che la mia storia possa contribuire nel favorire la comprensione tra persone di culture diverse e ravvicinare i diversi estremi della societ&agrave;, cosa che ritengo molto adatta al nostro zeitgeist&rdquo;.

 
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UNORTHODOX: la serie di Netflix che parla di emancipazione e coraggio

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