Musica

Venerus ed i suoi mondi magici

Venerus lastro nascente del cantautorato italiano racconta attraverso il suo lavoro, "Magica Musica", anche se stesso. E rivela le date del prossimo tour.

PER CHABELI SASTRE GONZALEZ, MUSA DI VENERUS— Camicia in cotone a stampa fiori, gonna in denim, MARNI; top di maglia, SOLOTRE. PER VENERUS—Cappotto di pelle dipinto, maglia di filo di cotone a righe, pantaloni in denim con dettagli verniciati, MARNI.
PER CHABELI SASTRE GONZALEZ, MUSA DI VENERUS— Camicia in cotone a stampa fiori, gonna in denim, MARNI; top di maglia, SOLOTRE. PER VENERUS—Cappotto di pelle dipinto, maglia di filo di cotone a righe, pantaloni in denim con dettagli verniciati, MARNI.

Photography FRANCESCO FINIZIO and Styling FABRIZIO FINIZZA

Mondi magici, atmosfere oniriche, nuove dimensioni. Guardando la copertina del discoMagica Musica” – il cui tour parte il prossimo 1 luglio con tappe a Nichelino (TO), Ferrara, Roma, Pistoia, Melpignano (LE), Minervino Murge (BT)... –, ispirata a una immagine del filosofo Giordano Bruno, verrebbe voglia di chiedere ad Andrea Venerus, il cui cognome è anche nome d’arte, prima ancora che della sua musica, la concezione che ha dell’universo.

L’OFFICIEL ITALIA: Nel tuo mondo, quanta parte è realtà, quanta magia?

ANDREA VENERUS: Ci sono entrambe le cose, vivo con la testa in aria, anche se le cose di cui parlo vengono dal quotidiano, non le invento. Per preparare il disco c’è voluta una dimensione mentale concreta, di studio, necessaria per creare la musica, che mi ha tenuto attaccato alla terra, e una dimensione spirituale.

LOI: Quando hai saputo che volevi fare musica?

AV: Ero molto piccolo, avevo cinque, sei anni, ed ero con i miei genitori in macchina, ascoltavamo i Rolling Stones. E io pensavo “wow, voglio fare questa cosa”, ero troppo piccolo e non sapevo cosa voleva dire “questa cosa”... poteva essere fare l’artista, fare della musica, fare dei concerti... sicuramente una performance. E in camera mia avevo un poster, non so di che cosa, era un concerto ma la foto era ripresa dal palco, non vedevo gli artisti, ma la folla, e mi immaginavo di essere su un palco a esibirmi.

LOI: Chi sono i tuoi punti di riferimento (filosofi, astronauti, musicisti)?

AV: Ho avuto tanti maestri, persone che ho incontrato o scoperto intellettualmente. Una persona che è stata importante ed è tornata ad esserlo è il mio maestro di pianoforte. Mi ha insegnato teoria e solfeggio quando avevo 15 anni, la cosa più ostica del mondo, ed è riuscito comunque a farmi affezionare alla sua figura. Ha un approccio diverso con la musica: lui è un insegnante, per me la musica è diventata anche un percorso di vita. Come dice Ontani (l’artista Luigi Ontani, nda), in una intervista “Sono maestro di me stesso”, perché quando vuoi creare qualcosa di nuovo, diventi un po’ autoreferenziale.

LOI: Quanto c’è di te in “Magica Musica”? Mi parli dell’ispira- ziosne, la sonorità...

AV: 100% me, anzi 100% la mia esperienza sensoriale e mentale. Spesso nel disco mi perdo e rimangono in primo piano i miei sensi, quello che mi succede su piani più elevati. In altri casi “zummo” su alcuni dettagli. Come in “Ogni pensiero vola” dove c’è il dettaglio al filo d’erba... Un concetto, quello delle prospettive, che ed è molto presente nel disco. Ed è un invito a non dare niente per scontato.

LOI: Mi parli del ruolo dei suoni extra (le rane, la matita sul foglio...).

AV: Potrei tracciare una mappa sentimentale del mio disco: ci sono trasposizioni di sentimenti, cose che non ho inventato. E ora che è così facile registrare, fotografare, filmare quello che vedi e ascolti in giro, è bello poter aggiungere anche una quarta dimensione alla matrice sonora, lo rende un lavoro molto mio.

LOI: C’è uno stato d’animo trasversale alle tue canzoni?

AV: Te lo potrei descrivere dicendo “sentirsi astratto”. È la sensazione di perdere un po’ la coscienza, abbandonare l’Io martellante e entrare in una dimensione dove le sensazioni e i pensieri sono più liberi. Il mondo delle idee di Platone...

LOI: L’estrema sensibilità - che ti caratterizza -, la ritieni una fortuna o una complicazione nella vita?

AV: È una fortuna se riesci a trasformarla, a vivere una vita che rispecchia la tua personalità. In quel caso hai la possibilità di fare cose molto belle. Altrimenti è una palla al piede.

LOI: Cos’è per te l ’estetica, quanto è importante, e la moda?

AV: Mi interessa il linguaggio estetico dell’abbigliamento, come ti presenti al mondo. Sono molto coeso, nel mio modo di pensare, e cerco di apparire come penso, quindi direi sperimentale, nel senso che sperimento (non ho riferimenti, icone o idoli). E questo rispecchia il mio concetto di libertà. Intellettuale, estetica, identitaria. Ed è importante avere consapevolezza, non essere solo uno spartito di musica, ma una persona che ci mette la faccia, e vuole dare una porta d’accesso al suo mondo; per me è importante non lasciare vie di fuga, e dove è possibile comunicare la mia visione.

LOHI: La tua musica è pop o la definizione ti va stretta?

AV: Alla fine ho capito che sono io pop, non lo è la mia musica. E poi, chi sa definire cosa sia la musica pop? Può essere mille generi diversi. Invece, per il fatto di aver trovato un codice comunicativo che parla a tante persone, allora sì, entri in quella categoria. Me ne rendo conto, mi sono anche messo l’anima in pace.

LOI: E se non ci fosse la musica... cosa faresti?

AV: Lo dico anche nel testo di una mia canzone, “se non facessi musica, sarei un pazzo”.

GROOMING: Manuel Ian Farro;

PHOTO ASSISTANT: Marina Imbimbo;

STYLIST ASSISTANT: Fabrizia Paolella Ridolfi.

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