Triangle of Sadness, un sorriso tra moda e classismo
Una profonda riflessione sul fashion system. Tra linguaggio non verbale, visi imbronciati in passerella ed una forma di classismo come fashion statement. Qual è il caso segnalato dalla pagina Instagram Aestetica Sovietica?
“Il casting è per la sfilata di un marchio imbronciato, mostrami lo sguardo di Balenciaga. Poi, all’improvviso, indossi qualcosa di molto meno costoso, è H&M”. Il modello, quindi, sorride. È la scena di apertura del film Triangle of Sadness, nuova uscita del regista svedese Ruben Östlund. Un film dissacrante che mette in scena in maniera grottesca e satirica la sua attuale visione del mondo. La distribuzione del film è stata fin troppo limitata, eppure è un bene che esistano registi come Östlund in grado di raccontare la realtà, anche nelle sue sfaccettature più noir.
Che valore ha il linguaggio non verbale nella moda, ma soprattutto che ruolo hanno le emozioni? È da poco terminato il rinomatissimo fashion month, l’intensa stagione della moda tra sfilate ed eventi a New York, Londra, Milano e Parigi. Spesso ci capita di soffermarci su uno tra i temi più discussi nel fashion system: perché i modelli non sorridono? Sono in molti a vederla come una noiosa convenzione, ma la storia di questi non-sorrisi dice in realtà molte cose. I legami con lo sguardo di disprezzo tipico dell’aristocrazia sono moltissimi, i modelli devono apparire non preoccupati, non incerti e disinvolti. Un sorriso potrebbe forse distrarre dagli abiti? Il controllo delle emozioni consente quell'elevazione al di sopra delle preoccupazioni terrene. Tutto ciò è, però, anche legato ad una visione algida e distante del mondo della moda, allo spiacevole legame tra desiderio e l’irraggiungibile.
Oggi la moda, nonostante i passi avanti, soprattutto in termini di inclusione, si fa molto spesso rappresentazione di un divario sociale e culturale. Così Aestetica Sovietica - seguitissima pagina Instagram che si occupa di analisi sociale, linguaggio politico, stereotipi di genere e rappresentazione delle minoranze - ha osservato e analizzato un recente spot firmato H&M.
«Questo spot cerca di rendere cool il fatto che un fattorino venga trattato male da gente che ordina online e gli carica e gli strappa di dosso i pacchi come se fosse uno scaffale. L’estetica del fattorino viene stravolta a uso e consumo di chi possa così sperare di trovarselo dietro la porta di casa, e provare quel gusto sadico nel trattarlo con sufficienza. Il suo stress sul lavoro viene dipinto in maniera macchiettistica, come una sorta di irresistibile goffaggine che suscita la nostra tenerezza e neutralizza completamente il conflitto». Un pensiero che sottolinea quanto da questo spot ne usciamo tutti più o meno complici, e di come mostriamo la nostra forza soprattutto con i più deboli.
Perché la moda considera spesso indecoroso un banale sorriso in passerella, ammettendo invece un fenomeno come il classismo?