Originaria del Giappone, 28 anni, si è trasferita a Chicago dove è
beverage consultant per l’agenzia Menu Collective e il ristorante 2
stelle Michelin “Oriole“. La sua sfida? Mocktail (analcolici) sublimi

Di Carlo Spinelli

Foto Ben Derico

Se la mixologia &egrave; un fiume in piena globale, Julia Momose ne &egrave; la sirena. Dal Giappone si &egrave; trasferita con la famiglia a Chicago, negli States, dapprima studiando architettura poi innamorandosi del bar tending di estrema qualit&agrave;. Julia ha 28 anni ed &egrave; cresciuta tra Nara e Kyoto; la sua mente si &egrave; sviluppata in un Paese dove tutto ha importanza, dal pi&ugrave; piccolo dei dettagli agli elementi pi&ugrave; grandi dell&rsquo;esistenza. Miscelando con l&rsquo;America questa formazione culturale del Sol Levante, lo stile di Momose si &egrave; fatto colto e frizzante, diventando uno dei pi&ugrave; cool del pianeta. Dal mondo nipponico si &egrave; impossessata di precisione, delicatezza ed eleganza; dal mood americano invece l&rsquo;approccio a una continua sperimentazione e creativit&agrave;. I suoi occhi hanno quindi diversi punti di vista. Il famoso cocktail &ldquo;Japanese Highball&rdquo;, per esempio, composto da tradizione solo da whisky and water, viene interpretato dalla giovane nelle sue varianti, in base all&rsquo;acqua gassata o quella naturale, del rubinetto o d&rsquo;origine minerale/ vulcanica, o alla classica club soda. Anche l&rsquo;aperitivo italiano &egrave; stato oggetto d&rsquo;indagine: una volta analizzato, ne ha scoperto l&rsquo;importanza nella vita sociale dell&rsquo;Italia e lo ha adattato alle nuove tendenze americane e global.

Il famoso drink “Japanese Highball“ composto solo da whisky
e acqua viene da lei interpretato nelle varianti con acqua gassata,
naturale, del rubinetto o d’origine minerale/vulcanica


Grazie alla sua curiosit&agrave; sta approfondendo finanche il tema dei mocktail, ovvero degli analcolici, considerati drink ormai fondamentali nelle carte dei bar. Se non c&rsquo;&egrave; alcol in un cocktail, non &egrave; detto che non sia sublime. &laquo;Gli ospiti del bar sono i migliori ispiratori di cocktail&raquo;, racconta Julia Momose, che nella sua recente carriera ha creato diverse miscelazioni, una volta ispirandosi a belle gonne decorate oppure a foto di viaggi, a canzoni rap, a storie sentite qua e l&agrave;, a ingredienti eclettici come il riccio di mare e le alghe, perfino all&rsquo;indicatore di personalit&agrave; Myers-Briggs, per carpire ogni lato emozionale e psichico dei suoi clienti. &Egrave; forse il suo melting pot culturale a renderla cos&igrave; speciale nel fare i cocktail? O &egrave; il suo interesse iniziale per l&rsquo;architettura storica e moderna ad averle insegnato a giocare con la struttura dei suoi drink, in relazione con altri elementi come il ghiaccio di forma sferica e levigato a mano - ricordando il suo primo e unico maestro in un piccolo bar di Kobe - le diverse tipologie di bicchieri e le guarnizioni? Entrambe le ipotesi, ma le ispirazioni le possono arrivare anche dalle degustazioni al buio, in cui si scoprono gusti nuovi, oppure dai ricordi e dalle singole esperienze.

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Come per esempio abbinare ingredienti giapponesi a &ldquo;liquidi&rdquo; scozzesi, con sfumature spagnole: &egrave; suo infatti un drink cosmopolita composto da Scotch Great Kings Street dalla Scozia, l&rsquo;Hidalgo Fino Sherry dalla Spagna - per richiamare l&rsquo;idea delle antiche botti di sherry per invecchiare lo&nbsp;scotch - e prodotti giapponesi/asiatici come il pesce bonito, l&rsquo;alga nori e il pepe di Sichuan. &Egrave; un omaggio a Masataka Taketsuru della Nikka Whisky di Tokyo, l&rsquo;imprenditore giapponese che nel Novecento invent&ograve; il &ldquo;whisky giapponese&rdquo; dopo l&rsquo;illuminante viaggio in Scozia nel 1918. Ora Julia &egrave; una beverage consultant che plasma cocktail creativi per l&rsquo;agenzia Menu&nbsp;Collective e per il ristorante 2 stelle Michelin &ldquo;Oriole&rdquo; dello chef Noah Sandoval, entrambi a Chicago. Da &ldquo;Oriole&rdquo; sta sviluppando pure una carta di analcolici da abbinare al men&ugrave; degustazione. Grandi collaborazioni dunque con la cucina gourmet, ma per la Momose il futuro della mixologia &egrave; ben altro: pochi ingredienti di estrema qualit&agrave;, semplicit&agrave; del gesto e la fusione con la musica, l&rsquo;atmosfera e la clientela del locale. Cos&igrave; dicendo, &egrave; la stessa Momose il futuro della mixologia.

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Il cocktail &ldquo;Emerald Pursuit&rdquo; a base di gin Sipsmith, Galliano L&rsquo;autentico, t&egrave; matcha e Fever-Tree Club Soda

Julia Momose

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