Succede che un box rosso con sopra una scritta bianca sia il logo più desiderato di sempre. Come ci sono riusciti?


&Egrave; l&#39;aprile del 1994 quando a James Jebbia viene in mente un&#39;idea rivelatasi, negli anni, pi&ugrave; che geniale: creare una marca d&#39;abbigliamento per skater diversa dalle altre. &Egrave; questa la genesi di <a href="https://www.lofficielitalia.com/cerca?q=supreme">Supreme</a>, uno dei fenomeni di moda pi&ugrave; importanti del nostro tempo che siamo abituati ad associare a tutte quelle t shirt, felpe e gadget su cui campeggia un rettangolo rosso con scritta bianca, segno distintivo liberamente ispirato alle opere dell&#39;artista statunitense Barbara Kruger. Ma la storia di Supreme nasce molto prima, quando Jebbia ha soli 19 anni e va a lavorare da St&uuml;ssy: qui, inizia a respiare un&#39;aria nuova, elettrica che, tempo dopo, si dimostrer&agrave; essere come il primo germe della nascita di Supreme.&nbsp; 
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La storia di questo marchio, prima di nicchia ora quasi mainstream, &egrave; legata a doppio filo con l&#39;apertura del suo primo negozio, avvenuta nell&#39;aprile del &#39;94 su Lafayette Street, nel cuore di Manhattan. Fin dalla sua progettazione &egrave; chiaro l&#39;obiettivo di Jebbia: creare uno spazio per gli skater, e non solo un negozio di abbigliamento. Proprio per questo, James chiama a rapporto loto, gli skater, per definire un layout unico: i vestiti organizzati lungo il perimetro del negozio e, al centro, una grande pista da skate. Ed &egrave; per grazie a questa intuizione geniale che comincia il passaparola: il negozio &egrave; troppo particolare per non far parlare di s&eacute; e accrescere, cos&igrave;, la fama di Supreme. Tanto che nel 2004, all&#39;unico negozio di New York, se ne aggiunge un altro in California, sulla North Fairfax Ave a Los Angeles. A conferma del successo crescente della firma streetwear, le dimensioni del secondo punto vendita sono quasi il doppio del primo e, poi, le successive aperture: a Londra nel 2011, a Parigi nel 2016 e ancora a Tokyo, Nagoya, Osaka e Fukuoka. Senza dimenticare che, nell&#39;ottobre 2017, Supreme ha aggiunto un altro negozio a NY, ma a Brooklyn.&nbsp; 
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Ma come ha fatto Supreme a trasformasi da brand streetwear amato dalla nicchia a desiderio comune? La ragione &egrave; da trovare in diversi aspetti, tra questi l&#39;innegabile forza della strategia di vendita. Prima di tutto, il marchio rilascia 10/15 nuovi prodotti per volta, non di pi&ugrave;. Poi, si d&agrave; il via a quelli che vengono chiamati drop, ovvero i prodotti vengono messi in vendita online alle 11 di ogni gioved&igrave; (ora americana) e, da l&igrave;, si scatena la corsa all&#39;acquisto. Perch&eacute; mettendo a disposizione cos&igrave; pochi capi per volta che, oltretutto, vanno sold out in pochi minuti, &egrave; ovvio che la desiderabilit&agrave; di Supreme cresca a dismisura, ancora e ancora e ancora. In giro ci sono parecchi falsi (mai sentito parlare di Supreme Barletta?) ma niente ha lo stesso valore di una t-shirt autentica.&nbsp; 
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Ma non &egrave; tutto, affatto, perch&eacute; per uscire dalla nicchia mantenendo sempre un&#39;allure di esclusivit&agrave; questo marchio ha saputo giocarsi molto bene le sue carte. E cos&igrave;, negli ultimi anni, ha iniziato a collaborare con dei veri e propri colossi, sia per dimensioni che per nome: Nike, Vans, The North Face, Levi&#39;s, <a href="https://www.lofficielitalia.com/fashion/supreme-e-lacoste-insieme-per-la-ss17">Lacoste</a> ma anche firme di alta moda come Comme des Gar&ccedil;ons e Louis Vuitton. Senza dimenticare, poi, la strategia di comunicazione sempre vincente perch&eacute; Supreme, per farla, mette il logo sui volti che animano la cultura pop, da Michael Jordan a Lady Gaga. E se in Italia i pi&ugrave; hanno conosciuto questo marchio grazie all&#39;abbigliamento di un noto rapper &amp; fidanzata blogger, la verit&agrave; &egrave; che il suo essere virale non accenna a fermarsi, anzi: &egrave; il marchio di culto dello streetwear contemporaneo.

Supreme, la vera storia di un mito del nostro tempo

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