Solo in Italia gli “ortoressici” (ossessionati dal cibo sano) sono mezzo milione. Ma misurare la forma fisica (dal sonno alle calorie) è una crescente mania collettiva. Ne parla anche un film, in uscita a marzo. Volete sapere se ne soffrite anche voi? Rispondete alla domanda in fondo al pezzo

<p>Viviamo in un&rsquo;epoca in cui la tecnologia ci permette di controllare il nostro stato di salute attraverso app, fitness tracker e ricerche online. L&rsquo;attenzione per gli ingredienti che mettiamo a tavola e sulla pelle &egrave; cresciuta in modo spasmodico. Gregory Dana Ullman, autore americano fautore dell&rsquo;omeopatia, sostiene che se ci fosse un&rsquo;organizzazione chiamata &ldquo;Salutisti Anonimi&rdquo; sarebbe molto popolare, perch&eacute; &egrave; un disturbo insidioso che si maschera facilmente da scelta lifestyle. Il campo in cui si manifesta di pi&ugrave; &egrave; quello alimentare: l&rsquo;olio di palma, lo zucchero, la carne rossa, ma per i pi&ugrave; integralisti anche l&rsquo;olio e i succhi di frutta non spremuti a freddo, il glutine e i latticini sono trattati come vere e proprie sostanze pericolose da bandire. Gi&agrave; nel 1997 il dietologo Steve Bratman coni&ograve; il termine &ldquo;ortoressia&rdquo; in riferimento all&rsquo;ossessione per il cibo sano: oggi secondo il Ministero della Salute gli ortoressici in Italia sono circa 500mila su oltre 3 milioni di persone che soffrono di disturbi alimentari. I pi&ugrave; a rischio sono i post-Millennials nati tra la seconda met&agrave; degli anni novanta e il 2010, perch&eacute; sono i pi&ugrave; attenti a quello che mangiano: secondo Nielsen Global Health and Wellness Report 2015, la Generazione Z cerca alimenti freschi, naturali e trattati il meno possibile e premia i superfood, tutte qualit&agrave; per cui &egrave; disposta a spendere di pi&ugrave;.</p>


Scena tratte da “La cura del Benessere” di Gore Verbinsky  (20th Century Fox) .

La locandina del film (20th Century Fox).

<p>Il numero di ortoressici &egrave; cresciuto anche a causa dell&rsquo;avvento del digitale, che ha reso la gastronomia prima un successo tv e social, poi uno dei principali temi di dibattito virtuale. Eve Turow nel suo libro &ldquo;A Taste of Generation Yum&rdquo; sostiene che sia proprio la &ldquo;deprivazione sensoriale&rdquo; imposta da pc e smartphone ad aver ravvivato il piacere del gusto. &laquo;I cambiamenti culturali hanno un&rsquo;influenza importante sui nostri atteggiamenti psicologici e il fatto di avere a disposizione pi&ugrave; strumenti e di poter condividere informazioni illimitate fa perdere l&rsquo;orizzonte, rendendo pi&ugrave; difficile discernere tra verit&agrave; e opinione, un fatto molto rischioso nel campo del cibo e della salute&raquo;, spiega la psicologa, psicoterapeuta e sessuologa Roberta Cacioppo. Non &egrave; un caso se la ricerca dei sintomi online abbia portato a coniare gi&agrave; dal 2000 un nuovo termine per descrivere un&rsquo;altrettanto nuova patologia, la &ldquo;Cybercondria&rdquo;, la mania di farsi autodiagnosi con Google. E l&rsquo;uso del motore di ricerca non &egrave; l&rsquo;unica cosa che pu&ograve; sfuggire di mano, vista l&rsquo;abbondanza di tecnologie che tengono sotto controllo i pi&ugrave; vari parametri di salute: dal contapassi fino alle app che controllano il ciclo mestruale. &laquo;Questi dispositivi ci consentono di avere un apparente controllo su di noi con il rischio per&ograve; di diventare una prigione, perch&eacute; l&rsquo;illusione di essere padroni della propria vita &egrave; molto rassicurante&raquo;, continua la dottoressa Cacioppo. Il pensiero razionale non basta, ma un buon inizio &egrave; provare a capire se si rientra tra gli &ldquo;health-aholic&rdquo;. Come? &laquo;La questione &egrave; nell&rsquo;intensit&agrave;: nel momento in cui si limita la propria vita sociale e si sente il bisogno di recuperare dopo aver trasgredito a tavola o saltando la palestra, allora c&rsquo;&egrave; qualcosa che non funziona&raquo;. Magari in questo caso il film di Verbinsky pu&ograve; essere una prima vera cura.</p>


Salutisti Anonimi

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