#talkingwith Jan Fabre
Napoli. Studio Trisorio. Vene rosse e blu crescono fuori da un cervello in silicio, e scrivono in aria la frase: My Only Nation is Imagination. È questo il titolo della personale di Jan Fabre, a cura di Melania Rossi. Fino al 28 ottobre resteranno in mostra sculture, disegni e un video in cui l'artista dialoga con il neuroscienziato Giacomo Rizzolatti, autore della scoperta dei neuroni a specchio. La ricerca si muove fra arte e scienza. Ed è condotta da un'unica sovrana: l'immaginazione. Forza creatrice, mistica, ma anche progressista.
In aggiunta, due eventi satellite. Sul tetto del Museo Madre resterà esposta la scultura The Man Who Measures the Clouds - American version (18 years older), ispirata dallo scienziato Robert Stroud che, quando uscì da Alcatraz rispose alla domanda “Cosa farai con il resto della tua vita?”: “Mi metterò a misurare le nuvole”.
Al Museo di Capodimonte, invece, saranno installati, in una wunderkammer, due lavori di Fabre realizzati interamente con gusci di scarabeo, in dialogo con alcune rarità collezionate dai Farnese tra il Cinque e Seicento -manufatti provenienti da terre lontane, oggetti d'arte realizzati in cristallo di rocca, bronzo, avorio, ambra e in materiali bizzarri come il corno di rinoceronte o le noci di cocco
Crea delle associazioni tra i simboli della sua arte e gli oggetti utilizzati negli esperimenti di Rizzolatti sui neuroni a specchio. Cosa succede quando l'arte incontra la scienza?
I colleghi migliori, scienziati e artisti, sono pronti a fare un salto nel buio e a formulare nuove ipotesi. Per me, lavorare insieme a scienziati di prim'ordine come il filosofo-entomologo-biologo americano Edward O. Wilson e il neuroscienziato Giacomo Rizzolatti, è un’esercitazione di “concordanza”. Solo così è possibile aprire la porta a nuove interpretazioni. I termini scientifici “simplexity” e “complicity” mi hanno insegnato ad analizzare la bellezza e l'arte in modo diverso.
La scienza è aiutata dall'immaginazione?
Il cervello è la parte più sexy del corpo. Quando non c'è immaginazione, non c'è erezione.
Le sue mostre non si accontentano del presente, ma comprendono tempi diversi. L'immaginazione è l'unica nostra possibilità d'immortalità?
Penso che tutte le mie sculture, disegni, scritture contengano l'idea della storia e della memoria. La mia arte e i miei scritti sono più forti e migliori di me, sopravviveranno con i loro enigmi e le loro regole. Ho già pianificato con il notaio che dopo la mia morte dovranno essere realizzate diverse installazioni e sculture con alcune parti del mio corpo.
Che rapporto ha con gli animali? Da una parte li studia, crea idoli e statue da adorare con i gusci degli scarabei, dall'altra getta gatti per aria. Meglio morti che vivi?
In quanto artista sono un guerriero della bellezza che difende tutto ciò che è vulnerabile. Per essere chiaro: i gatti che ho gettato in aria durante la mia performance “I want to be Fred Astaire, I want to be a killer” nel 1979 non si sono fatti male. Era tutto sicuro, ci siamo presi cura di loro, i proprietari erano lì e anche i veterinari. Una frangia di estrema destra ha usato alcune immagini scattate con il telefonino per creare uno scandalo. Per me gli animali sono i filosofi del mondo, imparo molto da loro.
Nature morte con cervello. Cervello, ragno e toast, cervello e frutta varia, tropicale. Cervello con una forbice conficcata. Cos'è per lei il cervello (oltre alla parte più sexy del corpo umano)? Cosa rappresenta?
Il cervello è la nostra fonte naturale, il cervello è il nostro pane, il nostro cibo, il cervello è la sede delle nostre più grandi paure, dei desideri più profondi. È un universo sorprendente, una terra incognita, una mappa che stiamo ancora riscrivendo e ridisegnando. Tutte queste piccole sculture e oggetti connessi con il cervello danno spazio a nuove interpretazioni. Comprendere meglio il modo in cui il cervello umano funziona ci permette di pensare e vedere le cose in modo diverso, di aprire la porta dell'arte del futuro.
Valeria Montebello
Foto: Angelo Cricchi