Una mostra al Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid svela le affinit&agrave; elettive tra Picasso e Chanel

Quando si pensa a Gabrielle &ldquo;Coco&rdquo; Chanel, &egrave; pressoch&eacute; automatica l&rsquo;associazione con alcune sue celeberrime creazioni, che segnarono la storia della moda con la M maiuscola, dal tubino nero o little black dress che dir si voglia (introdotto negli anni &lsquo;20) alla borsa matelass&eacute; 2.55, passando per i tailleur in tweed, i fili di perle (complemento irrinunciabile di ogni outfit della griffe), i bijoux a profusione... &Egrave; invece forse meno noto, ma altrettanto rilevante per la definizione dell&rsquo;inconfondibile estetica chaneliana, il rapporto che intrattenne con artisti di prima grandezza a lei coevi, parte di quel milieu cosmopolita che, tra le due guerre mondiali, rese Parigi la meta d&rsquo;elezione di pittori, letterati, scultori, fotografi ed esponenti del beau monde del tempo. Mademoiselle Chanel, del resto, avida lettrice e d&rsquo;indole curiosa, si immerse completamente nel fermento culturale che caratterizzava allora la Ville Lumi&egrave;re, entrando nella cerchia di alcuni dei principali protagonisti della scena culturale parigina; il pi&ugrave; illustre degli autori cui si leg&ograve; fu, senza dubbio, Pablo Picasso. Dallo scorso 11 ottobre, e fino al prossimo 15 gennaio, una mostra a Madrid approfondisce, passando in rassegna decine di capi d&rsquo;abbigliamento, dipinti, disegni e altri memorabilia provenienti da tutto il mondo, proprio la liaison creativa tra due figure apicali del XX secolo.
Picasso e Chanel, la genesi condivisa della modernit&agrave;, questo il titolo dell&rsquo;exhibition allestita al Museo Thyssen-Bornemisza, nel cuore della capitale iberica, esplora&nbsp; dunque la relazione tra il maestro di Malaga e la couturier nata a Saumur, che si conobbero nel 1917, quando entrambi erano gi&agrave; all&rsquo;apice della fama nei rispettivi ambiti, con ogni probabilit&agrave; tramite il poeta e drammaturgo Jean Cocteau o la pianista Misia Sert. L&rsquo;intesa fu immediata, Chanel divenne una buona amica della coppia Picasso-Olga Khokhlova, prima moglie del pittore, che vestiva abitualmente i raffinati look con cui la vulcanica stilista stava rivoluzionando la moda dell&rsquo;epoca, tutta pomposit&agrave; e abiti da mille e una notte, abbracciando convintamente l&rsquo;esprit du temps modernista, agevolando la nascente emancipazione femminile con capi di squisita fattura che, per&ograve;, erano pensati per adattarsi a una quotidianit&agrave; metropolitana, dinamica, favorendo i movimenti anzich&eacute; cristallizzare l&rsquo;indossatrice di turno in silhouette ieratiche.

Chanel Coat, 1918-19

Chanel Coat, 1929-30

Chanel Day Dress, 1922

Chanel dress, 1923-26

L&rsquo;esposizione madrilena mette sotto i riflettori le reciproche influenze tra i due, la comune ricerca di innovazione perseguita ricorrendo, ovviamente, a modalit&agrave; espressive diverse quali sono moda e pittura. A tal fine, la mostra &egrave; suddivisa in quattro sezioni, che coprono un arco temporale di un decennio, dal 1915 al 1925. La prima, Lo stile Chanel e il cubismo (El estilo Chanel y el cubismo, nella versione originale), traccia un parallelo tra la corrente pittorica e alcune mise del marchio parigino, che declinano su tessuto gli stilemi codificati appunto da Picasso, quali l&rsquo;assoluto predominio di bianco, nero e beige, le geometrie nette, l&rsquo;impiego di materiali modesti, dalle superfici spoglie, quasi austere. Nella seconda parte, Olga Picasso, il focus - nomen est omen - &egrave; sui ritratti della succitata Khokhlova - cliente affezionata, lo si &egrave; visto, della maison - eseguiti dal pittore, cui vengono affiancati alcuni cimeli vestimentari del primo periodo di attivit&agrave; di Chanel, assai rari (ne sono&nbsp; sopravvissuti pochissimi campioni). Si passa quindi ad Antigone (titolo del terzo capitolo), pi&egrave;ce che rilegge in chiave moderna la tragedia di Sofocle, con testi di Cocteau, costumi d&rsquo;eccezione griffati Chanel (tra cui una serie di gioielli, prima incursione della stilista nel mondo della gioielleria), scenografie e maschere anch&rsquo;esse d&rsquo;autore, opera di Picasso. Nella quarta parte, infine, ci si concentra sul balletto di Djagilev Le Train Bleu, affidato, per quel che riguarda libretto (ispirato al jazz, al cinema muto e alle Olimpiadi), sipario (che si fregiava del guazzo Due donne che corrono sulla spiaggia), programma disegnato a mano e indumenti di scena (una selezione di sportswear ante litteram, altra novit&agrave; assoluta per i tempi), allo stesso terzetto d&rsquo;assi di cui sopra. 
La rassegna del Thyssen-Bornemisza d&agrave; avvio alla commemorazione per i 50 anni della morte di Picasso, l&rsquo;8 aprile 1973, ripercorrendo una parentesi misconosciuta dell&rsquo;eccezionale - in senso letterale - parabola artistica dello spagnolo, capace di precorrere i tempi anche in tema di scambio (proficuo) tra arte e fashion, ormai ampiamente sdoganato.

(IM)POSSIBLE CONVERSATIONS: Picasso e Chanel

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